Toscana mon amour

Cosa vedere in Toscana… anche “senza lilleri”!
 

Celeberrima, ambita, ammirata, la regione Toscana ci rende orgogliosi e famosi nel mondo, concludendo quel mosaico perfetto che è l’Italia: un lembo di terra lungo e stretto che conserva arte, cultura, paesaggi incredibili e diversissimi tra loro come i sapori della cucina, unici e inimitabili nonostante le imitazioni!

Fra le regioni d’Italia è certamente la più conosciuta, culla del Rinascimento, terra madre della lingua italiana (nata dal volgare fiorentino trecentesco), mèta imprescindibile del viaggio in Italia, dai nobili di un tempo ai più contemporanei travel addicted e instagramers attratti dall’arte e dai paesaggi!

Da quello del Chiantishire, così ribattezzato dagli inglesi che oggi lo abitano (o sognano di farlo), a quelli più selvaggi e incontaminati della Maremma, dalle spiagge sabbiose sconfinate ai meravigliosi borghi su colline che sembrano disegnate, dalle città medievali alle zone di montagna, dove anche la cucina si fa più forte e ricca di sapori. Ma cosa vedere in Toscana? C’è solo l’imbarazzo della scelta e tante mete da visitare anche a budget ridotto, tanto per smentire il detto toscano “Senza lilleri 'un si lallera”, senza soldi non si va lontano!

Ogni città toscana merita una visita, come lo merita perdersi fra le sue strade, soprattutto di campagna.
Il nostro consiglio? Lasciarsi contagiare dal
lo spirito degli “Amici miei” di Monicelli e Pietro Germi.Allo zingaro quando gli gira… gira!”, e così potrete incappare in luoghi magici, dove il tempo sembra essersi fermato come San Galgano, vicino a Siena, con la sua abbazia cistercense senza arredi e senza tetto, e lì provare ad estrarre la mitica spada nella roccia.

Durante la zingarata potrete apprezzare i tanti volti della cucina toscana, una tra le più antiche regionali, dalle origini popolari e contadine, fatta di ingredienti genuini che, nella loro semplicità, danno vita a piatti strepitosi.

Base di molte pietanze è infatti l’ingrediente più semplice per eccellenza, il pane, per altro sciapo, senza sale e leggermente acidulo, che in Toscana prende il simpatico nome di “pane sciocco”.

La prima testimonianza scritta sulla produzione del pane sciocco risale al Cinquecento. Questa tradizione prosegue anche quando il sale non è più una risorsa rara e preziosa, spesso usata come moneta sonante. E così in uno scritto del 1765 di Saverio Manetti ritroviamo la ricetta senza sale, con l’uso di un lievito naturale chiamato formento, una pasta inacidita che veniva conservata nella madia.

A decantare la bontà di questo pane scrittori, cuochi, turisti... E dal 2016 anche carta canta! Con una Direttiva Europea ottiene infatti la denominazione Pane Toscano DOP, eccellenza che si sposa con salumi toscani, formaggi di pecora, secondi e contorni, ideale per fare la “scarpetta”. Per chi non lo sapesse la gustosa pratica di raccogliere il sugo delle pietanze con il pane.

A testimoniare l’importanza del Pane Toscano, ci sono gustosissimi piatti, poveri ma richiestissimi anche nei ristoranti gourmet: pappa al pomodoro, acquacotta, panzanella, polpette e gustosissime minestre, proprio come la tradizionale zuppa di pane toscana di cui parleremo oggi.
 

Vai alla ricetta!


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